(di Anna M. Ragno)
Così
diceva Italo Calvino del folk singer del Gargano, che in questo video
canta con Adriana Doriani, la donna che fu accusato di aver ucciso.
Matteo
nasce in una famiglia poverissima. Sua
sorella morirà per denutrizione. Poi
il padre va in galera. E nel carcere di Lucera viene messo in cella
con Giuseppe Di Vittorio. I due insieme compongono Evviva
la Repubblica,
una marcetta che verrà incisa da Matteo Salvatore nel disco
Il lamento dei mendicanti.
Quasi
per noia i pomeriggi Matteo va da un vecchio cieco suonatore di
violino per imparare a suonare la chitarra. Servirà ad arrotondare
qualche soldo, portando con Vincenzo Pizzicoli, il vecchio cieco, le
serenate alle finestre. Fa il garzone in bottega e anche il banditore
comunale. Suonerà il corno per annunciare che la carne della
macelleria di Pasquale Camicialonga è buona e di diverse qualità
per tutte le tasche, tranne che per i poveretti a cui rimane la
pelle, la testa e le ossa tutte insieme (bando della carne).
Dotato
di una voce estremamente duttile e di uno stile chitarristico sobrio
ed elegante, di lui non si può parlare né come di un esponente
della tradizione né come di un cantautore “colto”. È stato,
piuttosto, un singolarissimo poeta e cantastorie di vicende di
miseria nera, amore e sopraffazione che affondano le radici nel
Gargano della sua infanzia.
Dopo
una serie di lavori saltuari, si trasferisce a Roma dove per anni
vive in baracca con la moglie e i tre figli. In quel periodo, per
guadagnarsi da vivere, Matteo canta canzoni napoletane fra i tavoli
dei ristoranti dove viene notato da Claudio Villa e dal regista
Giuseppe De Santis che gli commissiona delle ballate per il film
Uomini
e lupi.
Inizia anche a incidere per varie etichette, avviando così i suoi
travagliati rapporti con il mondo discografico.
Di
questo atipico cantastorie si occupano il senatore comunista Franco
Antonicelli e Italo Calvino che lo definisce l'unica
fonte di cultura popolare, in Italia e nel mondo, nel suo genere.
Approda anche alla radio grazie a Otello
Profazio
che lo presenta nel suo programma Quando
la gente canta.
Partecipa a tournée con artisti famosi come Claudio
Villa e Domenico Modugno
e approda persino al Cantagiro.
Nel
1972 pubblica con la RCA in quattro LP il suo capolavoro: Le
quattro stagioni del Gargano.
Qualche anno più tardi una nuova tragedia: viene arrestato con
l’accusa di avere ucciso Adriana Doriani, sua compagna e corista.
Quattro anni dopo, per l’interessamento di amici e estimatori, fra
cui Renzo
Arbore,
ottiene la revisione del processo e la scarcerazione. Negli ultimi
anni è stato riscoperto dalle generazioni più giovani soprattutto
grazie alle collaborazioni con Vinicio
Capossela e Teresa De Sio.
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