Mons. Lorenzo Kreaytter (foto Archivio Curia di Vieste)
La
città di Vieste è situata sul promontorio del Gargano ed è stata
sede vescovile, suffraganea dell’Arcivescovo di Manfredonia, fino
al 1818 quando fu affidata in Amministrazione Apostolica al vescovo
Metropolitano. La Diocesi era costituita dal territorio della città,
dalla località dell’antica Merinum e dai casali in abbandono di
S. Salvatore, S. Felice, oltre che dai luoghi di Sfilzi della
Battaglia e S. Tecla. La città contava incirca trecento fuochi e
duemila anime, soggetta alla giurisdizione del Re Cattolico e
conseguentemente anche i frutti della Mensa vescovile erano modesti,
nelle annate migliori intorno ai cinquecento ducati.
L’incursione
turca del corsaro Dragut del 15 luglio 1554, portò distruzione e
morte nella città e nel suo territorio; Vieste fu in grado rinascere
grazie alla munificenza dell’imperatore Carlo V, che la riportò
nelle città di regio demanio. Tuttavia la ripresa non fu facile e
gli eventi successivi non ne agevolarono il corso, il terremoto del
21 maggio 1646 collassò completamente la città con molti crolli e
un numero elevato di morti. L’Arcivescovo Antonio Marullo, con
distinta relazione alla Congregazione de Vescovi e Regolari,
rappresentava un quadro drammatico degli eventi del sisma, che aveva
colpito tutto il Gargano nord e, in particolare la città di Vieste.
Il Marullo così diceva: luogo
senza Diocese alcuna, che costituiva già un Vescovato miserabile e
povero è questo luogo è Viesti mio suffraganeo soloi,
e ne suggeriva l’unione con altra Diocesi, così come era accaduto
per altre piccole realtà.
Le
condizioni economiche, sociali e nei costumi della società
dell’epoca non erano delle migliori e i vescovi denunciavano lo
stato di fatto nelle loro Relazioni ad
Limina,
ma al tempo stesso si adoperavano per risollevare quella popolazione
dallo stato di degrado. Tale fu l’impegno di monsignor Raimondo del
Pozzo, che governò la diocesi per circa un quarto di secolo
(1668-1694); egli si prodigò come pastore avendo cura di visitare
frequentemente la Diocesi, riscostruendo i luoghi sacri e convocando
il Sinodo nel 1670ii.
L’età avanzata e l’epidemia di febbre sofferta tra il 1679 e
il 1680, in modo pesante mietendo vittime, rallentarono in efficacia
l’azione del vescovo, con grave danno per la popolazione. I suoi
successori, monsignor Andrea Tontoli (1695-1697) e monsignor
Francesco Antonio Vulturale che fu vescovo di Vieste per pochi mesi,
non giovarono al bene di quella chiesa. L’età avanzata del primo e
la brevissima durata dell’episcopato del secondo, non gli
permisero di portare a termine una incisiva azione pastorale Non
mancò, comunque monsignor Andrea Tontoli al suo dovere, nel
rappresentare le difficoltà di governo, della piccola Diocesi
affidatagli, posta distante rispetto alla Sede Apostolica, come fece
denunciando soprusi e vessazioni nelle sue lettere indirizzate al
Papa Innocenzo XIIiii.
Alla
guida della Chiesa di Vieste fu chiamato un religioso romano il R.
P. Lorenzo Kreaytter de Corvini presbitero, monaco Silvestrino
dell’Ordine di san Benedetto, priore del Monastero di Santo Stefano
del Cacco, teologo e filosofo noto non solo in Roma per le sue
qualità e per le sua oratoria.
Il
futuro vescovo nacque a Roma il 4 dicembre 1658 da Jo: Federici
Creutter e Francesca Morelli e, fu battezzato nella chiesa di Santa
Maria del Popolo, l’8 dicembre dello stesso anno, con il nome di
Nicoalus, Basilius, Tomas. Lo accompagnò al fonte battesimale, come
padrino, Girolamo Simonucci di Castelfidardo della Diocesi di
Loretoiv.
Ricevuta
la prima formazione cristiana in famiglia, entrò in noviziato fra
gli Agostiniani Scalzi assumendo il nome di «Lorenzo di San
Francesco»v.
Negli
atti del processo informativo i testimonivi
affermavano
che Lorenzo era nato in legittimo matrimonio, di conoscere
personalmente le sorelle di cui una al presente defunta
Nelle
rispettive deposizioni agli atti affermavano di conoscere da sedici -
diciotto anni circa il. R.P. Lorenzo Kreaytter de Corvini, che
avevano incontrato in occasione delle prediche quaresimali in Santa
Maria in Trastevere, oltre che per aver praticato lo stesso nel
Convento di Gesù e Maria al Corso de R.P. Agostiniani Scalzi, ove
egli era Religioso e successivamente di aver mantenuto i rapporti
quando egli passo alla Congregazione Silvestrina dei Monaci di san
Benedetto nel Convento di Santo Stefano del Cacco in Roma.
Al
termine del corso di studi in Filosofia e Teologia il 16 febbraio
1683 dopo aver dissertato sulle materie, reputato sufficientemente
istruito ed erudito, conseguiva la licenza in Sacra Teologia
“Superiorum
Licentia, et facultate libere concionare valeas”vii.
Fra
le cariche ricoperte quelle di Commissario Generale e poi
Provinciale nel Convento degli Agostiniani scalzi di Gesù e Maria
al Corso. Nell’anno 1693 mentre era religioso in detto Convento,
passò alla Congregazione dei Monaci Silvestrini; ottenendo
l’indulto,
della Congregazione dei Vescovi e Regolari,
in data 18
settembreviii.
Il
1° ottobre 1693 la Congregazione sopra lo stato dei Regolari
concesse al Kreaytter di compiere il noviziato in Santo Stefano del
Cacco in Roma, sede del procuratore generale della Congregazione
Silvestrinaix.
Avuto
anche il benestare della Penitenzieria Apostolica (8 ottobre 1693)x,
l’11 ottobre nella chiesa di Santo Stefano del Cacco «P. Lorenzo
di S. Francesco» fu «spogliato» dell’abito degli Agostiniani
Scalzi e «rivestito» dell’abito silvestrino con il nome di «D.
Lorenzo Kreaytter»xi.
Ottenuta
dal papa Innocenzo XII, con breve del 21 novembre 1693, la dispensa
di ridurre il noviziato a quattro mesi (invece dei 12 mesi previsti
dal diritto canonico)xii,
l’11 febbraio 1694 emise la professione monastica nella chiesa di
San Benedetto in Fabriano, sede dell'abate generale della
Congregazione Silvestrina e fu assegnato alla comunità di Santo
Stefano del Caccoxiii.
Il
passaggio di don Lorenzo, dagli Agostiniani Scalzi alla Congregazione
Silvestrina, fu accompagnato da una intensa attività di pensiero,
che si manifesta, come deponevano i testimoni nel processo
concistoriale, nelle prediche tenute a Santa Maria in Trastevere e in
diverse altre città, avendo egli la facoltà di predicare. La
fervente attività del giovane prelato si divulgò in numerosi
scritti di carattere religioso e teologico come il Sacrum
Theatrum Bibliorum
opera in due tomi data alle stampe in Venezia e pubblicata nel 1690,
autore P.
Laurentio à Sancta Francisca Romana.
Il primo volume portava la data di approvazione del 12 settembre
1688 ed era dedicato al cardinale Paluzzo Paluzzi Altierixiv;
il secondo tomo, con approvazione dei superiori del 25 novembre
1689 era dedicato al Serenissimo Cosimo III dei Medicixv,
dal quale negli anni successivi avrebbe ottenuto riconoscimenti e
benefici.
Il
Granduca di Toscana Cosimo III il 26 novembre 1694 conferiva al
padre
Lorenzo KREAYTTER de’ Corvini di Germania Monaco Silvestrino Romano
dell’Ordine di S. Benedetto, di cui fanno ben chiara Fede l’Opere,
che egli ha dato alle stampe, e la Dignità che sostiene di Abbate di
questa Congregazione della sua Religione;….
in virtù
della presente Lettera Patente lo eleggiamo,e deputiamo Nostro
attuale Teologo, con tutti gl’honori, Privilegi, e prerogative, che
son solito godersi da chi tiene la sudeta qualità nella nostra
Cortexvi.
Vincenzo
Giulianixvii
nelle sue Memorie
Storiche, Politiche, Ecclesiastiche della Città di Vieste,
data alle stampe nel 1768, scrive che don Lorenzo, prima di essere
destinato alla Chiesa di Vieste era conosciuto per aver dato alle
stampe molti opuscolixviii,
oltre che per aver predicato in varie parti dell’Impero e a
Venezia, definendolo uomo di grande abilità. L’autore definisce il
Keaytter Prelato
di grandi espedienti, ma molto acceso di fantasia, come dimostra la
seguente descrizione, che si legge nel palazzo vescovilexix,
una lunga iscrizione che, costituisce un vero curriculum vitae del
vescovo Lorenzo .
All’età
di 39 anni, il 20 novembre 1697, quando Papa Innocenzo XII lo creava
Pastore della Chiesa di Vieste, egli ricopriva l’ufficio di priore
di Santo Stefano del Cacco. Nelle pagine del processo concistoriale
dell’Abate Lorenzo, gli attestanti concordavano sulle qualità
morali, e di costume, sulla rettitudine di fede, così come sulla
dote della docile parola e dell’abile amministrazione delle cose
del mondo. Fu consacrato a Roma il 24 novembre 1697xx.
Successore
di Mons.
Francesco Antonio Vulturalexxi,
morto dopo appena dieci mesi dal suo ingresso in residenza
nell’ottobre del 1697, il novello vescovo di Vieste, Lorenzo
(Laurentius) Kreutter de Corvinis chiese di visitare i Sagri Limini
prima di raggiungere la sede episcopale. Egli visitava, così, le
Basiliche romane dei SS. Apostoli Pietro e Paolo tra il 12 e il 13
dicembre 1697xxii.
Stemma Epscopale Mons Lorenzo Kreaytter de Corvinis.
Giunto
in sua residenza nel 1698 egli compiva la Visita Pastorale della sua
piccola Diocesi, e convocava il Sinodo che tenne, poi, tra il 7-8
giugno del 1699 come egli stesso afferma nella Relatio
ad Limina
del 23 giugno. xxiii
E’
sempre il Giuliani, a informarci, sulle iniziative del novello
pastore, il quale fece erigere il nuovo altare maggiore e consacrò
la Chiesa Cattedrale il 15 maggio 1698, registrandone memoria nel
libro delle conclusioni del Capitolo.xxiv
L’impegno
nella cura pastorale e lo zelo del Vescovo Lorenzo, emergono dalle
lettere che egli inviava al papa appena giunto in Viestexxv:
e con la
stessa humiltà espongo, qualmente havendo in questa Città trovato
più di quanto mi disse nel licenziarmi da Roma l’anno passato la
B.ne V.ra.;
principiava col tratteggiare un quadro d’insieme della vita civile
in questa città, iniziando dal clero mentre
arrivato conobbi che pochi erano que’ sacerdoti, che non vivessero
con le loro concubine. Il clero sregolato in guisa che perduta fin la
forma dell’abito ecclesiastico, cammina di giorno e notte con stili
e pistole à fianchi e con le stesse molti sacedoti vi concelebrano.
Il canto della Catedrale e ad uso di villa cantandosi ad aria e non
con le note del canto fermo.
Il Palazzo
Vescovale pareva un sfasciume di camerette senza esservi Cappella. Il
S.mo Viatico à gli infermi portavasi vilmente con una rotta
ombrelletta, e con tre o quattro al più solo chierici. La chiesa
Catedrale senz’alcuna forma, decoro, et altare gentilicio sembrava
essere rurale con un pozzo nel mezzo, dal quale huomini, fanciulli è
femine fin nel tempo che si celebravano le messe andavano a pigliar
acqua, servendo a preti per far cadere le samaritane, e non perché
fonte da convertirle. E per dir tutto in poche parole perduta affatto
la forma del vivere ecclesisastico era rimasta solo nelli sette più
vecchi canonici. A tal specchio affaccinadosi il secolo qual fosse la
S.V. lo puo supporre.
Quanto al popolo in genere egli riferiva: Li
figliuoli di 7 et 8 anni senza, non dico sapere la dottrina
Christiana, l’Ave m.a et il Pater; ma ne meno sapersi fare il segno
della Croce.
Del malessere che opprimeva
la chiesa e la società viestana egli indicava le cause prime:
Tutto ciò
hebbe l’origine dal non essersi conosciuti Vescovi per lo spazio di
anni 27 mentre 23 e pìu anni Monsignor del Pozzoxxvi
visse inchiodato in un letto dalla podagra, et ogn’uno faceva à
suo modo. A’ questi succeduto Monsignor Tontolixxvii
come vecchio di 83 anni, et infermo non potè in un anno e mezzo, che
più tosto agonizzo, che visse, dar sesto ad un tanto sconvolgimento.
Venuto quì il mio antecessore Monsignor Vulturale, e cominciato a
mostrare il suo zelo, dopo un mese e mezzo che si trovava in questa
residenza (perché qui non vogliono conoscere ne rigori, né
superiori, ne giustizia) fu con un sottrativo velenato.
Il deterioramento, che il vescovo Lorenzo denunciava, era stato
oggetto di attenzione nelle Relazioni ad
Limina e
nelle lettere indirizzate alla sede Apostolica. Oltre l’ignoranza
in fatto di fede, emerge lo spaccato di una società malata
(corruzione, vessazioni, concubinati etc.) Il Vescovo del Pozzo
scriveva:
Mores
populorum irreprensibilites non sunt, Divina tamen adiuvantia gratiam
illos proefectum in via salutis non despero. Quidam iniquitatis
filiis in abominabili concubinatus vivents. Dei Misratione Clemaentia
à servitute vitiorum ad liberate filiorum dei feliciter convolaruunt
et nupex adultera in eodes coeno sordescens in esilium longum eiecta
intra Limiter costituto cum suo viro in pace
commoramur.xxviii
Nel
passare degli anni i mali non sembravano venir meno come riferiva
il Kreaytter
: Mores
populi etsi libidini, murmutationi, falsitati, et malignitati ab
incunabulis proni est irreprensibili
non sunt.xxix
Senza
perdersi d’animo il Vescovo Lorenzo, animato da zelo apostolico
iniziava a lavorare, in questa vigna del Signore, adottando gli
opportuni rimedi: In
questa guisa ritrovai questo gregge degno di piangersi co Ireni di
Geremi: nulla di meno postomi sotto l’ombra del Crocefisso, no
disperando l’impresa, à di lui eterna Gloria, posi rimedio al
tutto con gl’ordini opportuni, e con andare, et ad amministrare à
gl’infermi il SS.mo Viatico, et in Choro à cantare con Canonici;
con insegnare à figliuoli la dotrina in Chiesa tutte le feste con
haverla distinta in 10 classe; e con predicare le feste, e la passata
Quaresima.
Il
mondo laico e la vita civile della città non erano immuni dai mali
antichi e nuovi del secolo e, per questo, egli tentava di riportare
quella popolazione ad un vero vivere civile e cristiano: Rimediato
à tutto il sopradetto volgei gli occhi al secolo, e trovando
concubinati vecchi di 10 e 20 anni, che le feste non differivano da
giorni feriali. Li matrimoni succedevano dopo di havere havuto prima
la prole; e che altro non fioriva (così fossero abolite) che la
mormorazione, l’invidia, la libidine, e la vendetta: cominciai à
porre il dovuto riparo; et al capo della Città, che è il Sindico
chiamato Gio: Ant.o Fioravantixxx
(huomo senza alcuna fede, e che per 5 anni continui à forza
dell’entrate della Città comprati li voti si è fatto confermare
nel Sindicato) saputo che erano 10 anni che viveva in concubinato con
Margherita Solitro, feci più volte paterne ammonizioni, diedi
avvisi, come feci fare anche alla donna; e finalmente vedendo che
tutto disprezzavano, gli sospesi ancora li Sagramenti. Questo giusto
atto, che richiedeva l’obbligo della mia cosicenza servì a
fomentarmi ad ogni ora risse, e darmi disturbi; e come che ha havuto
sempre un genio contrario alla Chiesa, et à Vescovi, facile gl’è
riuscito di seminar discordie; ma tutto hò superato. Ultimamente in
un atto d’inosservanza di festa (nel quale ho provveduto hoggi
nella forma, che vedrà la S.tà V.ra nell’ingionto Monitorioxxxi
che trasmetto) sollevatomi il Governatore Regio della Città tentò
togliermi, e m’impedì la Giurisdizione Ecclesiastica è perché è
contro li capi 15 e 16 della Bolla in Coena Domini ho cominciato con
la dovuta censura.
Ora
il vescovo Lorenzo veniva a trovarsi in quella beatitudine del
Vangelo di Matteo 5,1-12 (Beati
voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e mentendo diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia…):
ma appena veduto sù la piazza il detto Monitorio, che con temerità
inaudita il Governatore assieme con il Sindico sopradetto vennero
hoggi sotto le finestre del mio Palazzo à dirmi ingiurie e
disonestissime parole: anzi il Governatore non contento di ciò
immediatamente e andato in persona à porre in prigione con
ingiuriose parole il fratello del mio Vicario Generale, e dopo di
questo si portò alla finestra sua ( che sta incontro ad una loggetta
dietro il mio palazzo, dove di quando in quando soglio portarni il
giorno) con un Archibugio carico di palle aspettando me vi
affacciassi per tirarmi un’archibugiata. Beatissimo Padre io non
curo la morte per Iddio, per la Chiesa, e per la S.tà V.ra: e benchè
dichino li sopradetti che ò la vita, ò lagrime di sangue mi haverà
da costare l’haver fatto questo monitorio, nel quale V.ra S.tà
vedrà qual modo e politico, e paterno hò usato per non venire à
quest’atto; io ne l’una, ne le altre stimo pure che restino
sagrificate alla difesa dell’immunità e libertà della S. Rom.a
Chiesa di cui vissi, vivo e viverò sempre ubbidientissimo servo e
figlio. Ne spedisco l’avviso alla S.tà V.ra di quanto mi accade
(se pure si potrà giungere il Postiglione, che partì hieri) acciò
se succedesse maggior male, ò la mia morte Vostra Beatitudine ne
sappia l’origine. Tentarò nulla dimodo, in qualche modo sottomano
se potrò distinguere l’incendio, amando più la quiete, che li
disturbi, e quando non mi sortirà, sia fatta la volontà divina.
La cronaca di quei giorni, mostrava, come benchè la carica vescovile
fosse localmente importante, non metteva il Vescovo al riparo da
violenze.
I
fatti riportati nella missiva, rispecchiavano la difficile vita
civile di quella popolazione soggetta ad angherie e soprusi, ma anche
non abbastanza educata dal clero locale. Nella lettera seguentexxxii
il presule parlava di nuove minacce e dell’aria pesante che si
respirava in città: faccio
qui sapergli come dell’affare, che ardìi notificargli giovedì
della passata per espresso mandato à posta, restò sopito il tutto
per grazia di S.D.N. senza mia lesione; mentre questo per mezzano un
Gentihuomo, che qui trovasi per accidente, furno dal Governatore
restituite le robbe. Non restano però che il Sindico, et il detto si
vantino farmi chiamare, et a Napoli, et à Roma per il Monitorio
fatto all’uno, e li Sagramenti sospesi all’altro: che se questo
adesso per loro bontà (come dicono) ho scampato, che non mi habbiano
tolta la vita, non fuggirò per l’avvenire che non mi costino
lagrime e sangue. Ispirandosi
al Salmo 37-13 (Il
Signore ride dell’empio, perché vede avvicinarsi il giorno della
sua rovina),
egli scriveva:
Io però mi rido di quanto pretendino fare, ne lo curo, pure che
habbia la grazia di Dio, e quella della S.tà V.a; anzi appligiatomi
à quanto scrive Seneca, che multum adiicit sibi virtus lacertia,
dalle contrarietà de’ sopra detti prende più vigore il mio zelo
pastorale: ne lasciarò di porre se sarà d’uopo, al sacrificio
dell’altrui sdegno in beneficio della Chiesa la stessa mia vita.
La tensione in atto fra Vescovo, Sindaco e Governatore, rientravano
nell’aspra contesa giurisdizionale fra Potere secolare e Chiesa.
Forse il Sindaco e il Governatore nell’attentare la giurisdizione
vescovile, si sentivano le spalle protette. Infatti, si vantavano di
essere in grado di farlo convocare a Napoli per una reprimenda del
Vicerè o di qualche magistrato.
Il
vescovo Lorenzo non si lasciò intimidire né condizionare dai
signorotti del posto e dai loro bravi, amministrando la chiesa di
Vieste con zelo operoso, come egli stesso riportava nella Relatio
ad Limina
datata 23 giugno del 1699 e inviata a Roma dopo che, a distanza di
ben
trentacinque anni, aveva tenuto il Sinodo nei giorni 7- 9 giugno
1699 pubblicandone le costituzionixxxiii..
La Relazione ad
Limina è
ricca di notizie sullo stato della Diocesi di Viestexxxiv.
Metteva a corrente la Sagra Congregazione, delle inziative promosse
(Sinodo) e realizzate (Sagra Visita, formazione dottrinale del clero
e catechetica del popolo). Enumerava, poi le chiese oltre la
cattedrale (Sanctae
Crucis, Sanctae Mariae dè Carmelo, Sanctae Mariae de Gratiarum, et
S. Mariae Pietatis,
… dirutum
Ecclesia, seu Abbatia Sancti Nicolai Barensis).
Nel territorio della Diocesi riportava la chiesa rurale di San
Lorenzo e quella di Sancte
Mariae Annunciationis dicat,
antica cattedrale della diocesi i Merino.
Due erano
le famiglie religiose con i loro monasteri: i Conventuali e i
Cappuccini. I laici, erano aggregati in tre confraternite: Santissima
Trinità, Santissimo Sacramento e Sant’Antonio di Padova. In città
era presente una struttura di accoglienza “Hospitale
prò pauperibus”
al quale mancavano però redditi adeguati. Mancavano il seminario e
monasteri femminili, Nel descrivere i luoghi menzionava poi gli
antichi casali di S. Salvatore, S. Felice, Sfizi della battaglia e S.
Tecla.
Egli
era nuovamente a Roma per la visita ai Sagri Limini il 3 febbraio
1700,xxxv
mentre di un successivo viaggio alla Sede Apostolicaxxxvi
scrive egli stesso al papa Clemente XI,xxxvii
successore di Innocenzo XII:xxxviii
Non ho
modo Beatissimo Padre da poter in quanto umilissimo figlio, che mi
prostra ai Piedi della S.à V.ra, esprimere il giubilo, che ho inteso
dell’assunzione di V.ra Beatitudine al Vaticano Impero. Se le
lacrime, che hanno somministrato lo sfogo dell’allegrezza
potessero subentrare nell’inchiostri, in questa umilissima pagina
spiegherebbero apertamente la verità di quelle esprimono. Dio, la
cui somma Provvidenza ha sollevato à tanta altezza il merito
singolare di V.ra S.tà sia quello per sua Misericordia gli emenda
lunghissima vita, e felicità di Governo per bene di S. M.re Chiesa,
e riservandomi doppo l’Avvento venir sollecito à tributar à suoi
Santi Piedi il bagio del mio vassallaggio, sperando dalla gravosità
per tanti anni addietro da me sperimentata della S.a V.ra il mio
sollievo, genuflesso imploro la sua Santa Benedezione.
Il
vescovo Lorenzo moriva a Vieste, in sua residenza il 14 luglio 1701xxxix
Nicola
Parisi medica
i
AAV.
Congr. Concist. Relat. Dioec. Vol. 867 ff.73-74.
ii
AAV.
Congr. Concist. Relat. Dioec.
Vol. 867 f. 105r, f. 123r.
iii
AAV. Segr. Stato Vescovi e Prelati lettera del 18 settembre 1695 f.
460. Antonio Marullo, palermitano, figlio di Tomaso e Ippolita
Notarbartolo ereditò dal fratello Ignazio del titolo di marchese
di Condagusta, che donò a Tommaso Marullo di Francesco, fu
Arcivescovo di Manfredonia dal 31 agosto1643 al 18 dicembre 1648.
Durante il quinquennio del suo episcopato, celebro il Sinodo nel
1644, si prodigò per l’erezione del seminario e la cura delle
chiese distrutte dal sacco dei turchi del 1620. Il terremoto del 31
maggio 1646 arreco molti danni, ai paesi della Diocesi, arrecando
nuove miserie alle popolazioni del Gargano nord. Per la sua carità,
il Sarnelli riporta, l’Arcivescovo Marullo fu chiamato padre dei
poveri. Morto in residenza fu sepolto per suo volere davanti
l’altare maggiore.
iv
AAV. Dataria Ap. Processus Datariae, 74, Fede di battesimo, f. 283.
v
Archivio del monastero San Silvestro in Montefano presso Fabriano (=
AMF), Memoriali e rescritti,
1 , p. 27.
vi
AAV. Dataria Ap. Processus Datariae, 74 f. 281r e f. 289v (R.D.
Josehp Taddeus
Spoletan Diocesis Presbyter
et Beneficiatur Sancte Mariae Transtiberin e R. D.
Joannes Iacobus Custos Presbyter Romanus Sacrista et Magister
Cerimoniae Sancate Mariae Transtiberin).
vii
AAV. Dataria Ap. Processus Datariae, 74, Attestato di licenza in
Sacra Teologia, f.284.
viii
AMF, Memoriali e rescritti,
1, p. 27.
ix
AMF, Memoriali e rescritti,
1, pp. 27-28.
x
AMF, Memoriali e rescritti,
1, pp. 28-29.
xi
AMF, Memoriali e rescritti,
1, p. 29.
xii
AMF, Libri dei Novizi e dei
Professi, 1, f. 71r.
xiii
AMF, Professioni,
b. 3, ad annum.
xiv
Paluzzo Paluzzi Altieri, Paluzzo Paluzzo degli Albertoni (Roma 8
giugno 1623 – 29 giugno 1698); prese il cognome Altieri quando
venne adottato come nipote dal papa Clemente X. Ottenuti gli ordini
sacri, venne creato cardinale nel concistoro del 14 gennaio 1664 e
ricevette la porpora e il titolo dei SS. XII Apostoli il 15 marzo
1666. In seguito fu eletto Vescovo di Montefiascone. Morì il 29
giugno 1698 e la salma venne sepolta nella cappella di S. Giovanni
Battista da lui fatta erigere in Santa Maria in Portico in
Campitelli.
xv
Cosimo III de’ Medici (Firenze 14 agosto 1642 – 31 ottobre
1723), figlio di Ferdinando II de’Medici e di Vittoria della
Rovere, fu il penultimo granduca di Toscana appartenente alla
dinastia de’ Medici. Regnò per cinquantatre anni dal 1670 al
1723. Il suo regno fu il più lungo nella storia della Toscana,
anche se, caratterizzato da un forte declino politico ed economico.
xvi
AAV. Dataria Ap. Processus Datariae, 74, Attestato del Gran Duca di
Toscana, f. 285.
xvii
Vincenzo Giuliani ( Vieste 1733 – 22 novembre…. 1799). Come il
padre si laureò a Napoli come medico e filosofo e, tornato a
Vieste, iniziò la professione medica. Raccolse ingenti notizie sul
Gargano che diede alle stampe nel 1768 con il titolo di Memorie
storiche, politiche, ecclesiastiche della città di Vieste.
Trasferitosi a Pettorano sul Gizio con la famiglia continuò a
scrivere opere d’interesse storico-archeologico, andate perdute.
Morì nella città natale nel 1799.
xviii
Fra le altre opere, diede alle stame
una novena: Sacri momeni destinati alle anime divote in nove giorni
di preparazione alla festa di san Nicolo il Magno … da Lorenzo
Kreaytter de Corvini monaco silvestrino. Roma 1696
xix
V. Giuliani:
Memorie: Storiche Politiche,
Ecclesiastiche della Città di Vieste,
Napoli 1768. Quando scrive del Vescovo Kreaytter, a pag. 154-155
riporta una iscrizione presente nel palazzo vescovile, oggi non più
esistente: D.O.M. Laurentius
Kraytter de Corvinis Sacri Romani Imperii Comes &c, cui Patria
Roma, origo Germania, Stirps Reges Ungariae; tertio vix expleto
lustro Eremitarum S. Augustini strictioris observatiae Religionem
ingressus, in ea Lectoris, Commissarii Generalis, ac esiusdem totius
Religionis primi Provincialis officia sustinuit. Laborum inde
regiminum, & austeritatis vitae caussa spasmatico lethali morbo
oppressus in trigesimo quinto aetatis suae anno, Sanctissimo Domino
nostro Papa Innocentio XII, jubente, ad Monacos Sylvestrinos Ordinis
S. Benedicti transaluts, Priori Abbatiae S.Stephani supra Caccum
Urbis officium etiam rexit. Undecim librorum volumina dedit, vid
unum Sacrum Theatrum Bibliorum tom. quatuor super Genesim,
Apocalisse discifrata tom. unum in fol. Fastus mariales tom. unum
in fo. Theologiae Scolasticae: l’Idea del Monachesimo tom. unum in
4.. Convito del Divino Amore tom. unum in 4. Li sacri momenti
dell’anima tom. unum in 4. Lo studente reso pratico in ogni
materia di scienze tom. unum in 4. Sexdecim Quadragesimas primis in
Europae Civitatibus concionavit, nempe in Cathedralibus Patavii,
Ravennae, Bergomi, Januae, Firmi in Piceno, Spoleti in Umbria,
Parmae, Urbis Veteris, Florentiae, Brixiae, Mediolani, Laurinis, bis
Venetis, & Basilicis Transtyberina ac Liberiana Romae: Sed cun
publicus Sacrae Scripturae interpres S. Romanae, & universalis
inquisitione, ac Magistri Sacri Palatii Apostolici librorum censor,
nec non Sereniss. Cosmi III. Magni Ducis Hetruraie actualis
Theologus fuisset, & licet Hebraicae, Arabicae, Graecae
aliarumque linguarum peritiam adeptus fuisset, tandem ad hanc
Sacrosantam Vestanam Ecclesiam in fine trigesimi noni suae aetatis
anni Sanctissimo Domino nostro Papa Innocentio XII. vi praecepti
sanctae obedientae, per breve sub decima octava Novembris die, anni
MDCXXCVII. expliciti evectus die quarta eiusdem, & XXIV
ipsiusmet mensis in sua Eccclesia S. Stephani supra Caccum de Urbe
consacratus, suam sponsam regere; ara superiore decorare,
Palatiumque hoc Episcopale nobilitare; & in hanc formam suis
sumptibus redigere conatus est Anno Domini MDCXCVIII, die XXVIII
mensis Maii.
xx
V. Giuliani: Memorie Storiche
Politiche, Ecclesiastiche della Citta di Vieste,
pag. 153
xxi
Francesco Antonio Vulturale, napoletano,fu Vescovo di Vieste per un
breve periodo (gennaio-ottobre 1697), morì il 14 ottobre 1697 in
sua residenza.
xxii
AAV. Congr. Concist. Relat. Dioec., 867, ff. 167-168. I
Vescovi erano obbligati a visitare i SS. limina Apostolorum
(Basiliche di S. Pietro e S. Paolo) ogni tre anni come da Bolla di
Sisto V Romanus pontifex
del 20 dicembre 1587. Siccome il viaggio era lungo, i Vescovi
facevano già la prima visita, essendo a Roma, in occasione della
nomina ed esame di idoneità.
xxiii
AAV. Congr. Concist. Relat. Dioec., 867, f. 173-174, Vieste 23
giugno 1699.
xxiv
V. Giuliani,
Memorie Storiche Politiche,
Ecclesiastiche della Città di Vieste,
pag. 153 riporta la nota registrata nel libro delle conclusioni del
Capitolo: MDCXCVIII. DIE XV.
MENSIS JUNII Ego Laurentius Kreaytter de Corvinis Episcopus
Vestanus Consacravi Ecclesiam, et Altare hoc in Honrem Sancti
Georgii Martyris, et Reliquias Sanctorum Martyrum Justi, et Pii in
eo Inclusi, et Singulis Christi Fidelibus Hodie Unum Annun, et in
die Anniversario Consecrationis Omnibus Ipsam Visitantibus
Quatraginta Dies de Vera Indulgentia in formam Ecclesiae Consueta
Concessi. Come riferisce l’autore il nuovo altare maggiore fu
eretto con i denari di mosignor de Pozzo, mediante dispensa della
Sagra Congregazione
xxv
AAV. Segr. Stato, Vescovi e Prelati, 90, lettera del 7 agosto 1698
ff. 168-171, le citazioni in corsivo sono tratte dalla lettera
xxvi
Raymondo del Pozzo (Messina 17 gennaio
1622 – Vieste 30 ottobre 1694). Di nobile famiglia, figlio
di Giovan Francesco, compiuti i primi studi a Messina li proseguì a
Roma al Collegio Romano, pubblicò, tra le altre opere: nel 1656,
Circolo tuscolano,
nel 1658, Romana veritas
contra haereticos, l'anno
dopo Poesie degli
accademici della Fucina in
quanto era sodale dell'Accademia
della Fucina di Messina
col nome di Negletto.
Nel
1660 fu insignito, per dispensa avuta da Malta, della croce
dell'Ordine ed ottenne la Commenda di Alcina. Fu Vescovo di Vieste
dal 10 novembre 1668 al 30 ottobre 1694. Sostenne i diritti della
chiesa Vestana contro le pretese della Congregazione Celestina.
Segr. Stato, Vescovi e Prelati, 83, ff. 141-145 e ff. 257-258.
xxvii
A Ciuffreda: A
tre giorni di cammino da Napoli. L’ascesa di una famiglia patrizia
di Capitanata: I Tontoli di Manfredonia tra XVI e XVIII secolo.
Melange dell’école francaise de Rome,
Année 1991, pag. 165-216. Andrea Tontoli (Manfredonia - Vieste 21
ottobre 1696). Figlio di Ludovico Tontoli e Caterina d’Aprile,
dottore in utroque jure, fu Archidiacono, Vicario Capitolare e
Vicario Generale dell’Arcivesovo di Manfredonia. Elevato alla
dignità episcopale della Chiesa di Alessano (1667), fu
successivamente traslato alla chiesa di Vieste il 7 febbraio 1695.
La famiglia Tontoli, presente a Manfredonia fin dal 1534,
apparteneva alla classe dirigente di, una Università regia, un
importante centro agricolo e commerciale dell’Adriatico. L’ascesa
nella nobiltà cittadina si manifestò mediante un percorso politico
nella vita cittadina, rivestendo diversi incarichi e un’attenta
strategia matrimoniale e di comparaggio, con importanti famiglie.
Nella famiglia Totoli ebbero i natali Francesco Tontoli, somasco,
che fu Vescovo di Ischia, suo fratello Gabriele che fu Vescovo di
Ruvo e il nipote di questi Andrea.
xxviii
AAV. Congr.
Concist. Relat. Dioec., 867, ff. 124-124.
xxix
AAV. Congr. Concist. Relat. Dioec., 867, ff. 173-174.
xxx
Gio: Antonio Fioravanti sindaco di Vieste. Apparteneva a una delle
ventiquattro famiglie, che eleggevano i decurioni della città. La
famiglia Fioravanti, annovera diversi ecclesiastici nel clero
viestano, fra i quali don Michele Fioravanti Vicario Capitolare
(1708). I Fioravanti avevano lo jus padronato sull’altare di S.
Anna nella cattedrale. V.
Giuliani: Memorie Storiche
Politiche, Eclesiastiche della Città di Vieste,
pag. 180, 195.
xxxi
Il Monitorio era una “ingiunzione” ufficiale, e pertanto
pubblica. Poi in caso di insistenza si passava alla Scomunica.
xxxii
AAV. Segr. Stato, Vescovi e Prelati, 90, lettera del 12 agosto 1698
f. 168.
xxxiii
Gli atti del Sinodo furono dati alle
stampe: Constitutionis
Synodalis pro Vestana Diocesi ab Illustriss. Ac. Reverendiss. Domino
D. Laurentio Kreayttter de Corvinis…,
Roma ex Typhographia Rev. Cam. Apost. 1700, unitamente al Taxa
Curiae Episcopalis Vestanae.
Sul frontespizio riportano lo stemma episcopale del Kreaytter.
xxxiv
AAV. Congr. Concist.
Relat. Dioec., 867, ff. 173-174, cit.
xxxv
AAV. Congr. Concist.. Relat. Dioec., 867, ff. 175-176,
xxxvi
AAV. Segr. Stato, Vescovi e Prelati, 92, lettera del 3 dicembre
1700, f. 144v.
xxxvii
Papa Clemente XI, al secolo Giovan Francesco Albani (Urbino, 23
luglio 1649- Roma, 19 marzo 1721), creato cardinale il 13 febbraio
1690, ordinato sacerdote nel mese di settembre 1700; fu eletto
pontefice il 23 novembre 1700. Il neoletto fu ordinato Vescovo il 20
novembre successivo, mentre, l’incoronazione ebbe luogo l’8
dicembre seguente. Salito al soglio di Pietro all’età di 51 anni,
successivamente nessun pontefice fu eletto a un’età più giovane
della sua.
xxxviiiPapa
Innocenzo XII, al secolo Antonio Pignatelli di Spinazzola
(Spinazzola 13 marzo 1615 – Roma 27 settembre 1700), gesuita, fu
ordinato Vescovo il 27 ottobre 1652, creato cardinale il 1 settembre
1681; fu eletto pontefice il 12 luglio 1691, incoronato il 15 luglio
successivo, Il conclave dal quale usci papa, fu il più lungo dopo
oltre 300 anni.
xxxix
AAV. Dataria Ap. Processus Datariae, 80, ff. 300-315. Processo
Concistoriale del Vescovo Giovanni Antonio de Ruggero, 21 aprile
1703, (Napoli 10 febbraio 1661 – Vieste 8 ottobre 1704).